Conoscersi Giocando: workshop DISC
Novembre 1, 2020Talent Management
Aprile 11, 2021Chi di voi ha azzeccato le previsioni sul 2020? Quanti avrebbero pensato che il nostro ufficio sarebbe stato uno stanzino dimenticato, un angolo del salotto o il tavolo del tinello?
Nessuno, ma lo abbiamo fatto. Le aziende sono diventate remote employer, gli uffici sono chiusi, le strade deserte, le connessioni intasate.
Adesso però si sentono i primi scricchiolii. Arrivi al secondo lockdown e capisci che l’eccezionalità si trasforma in regola, il new normal. Cominciano i mugugni. Manca il controllo dice il manager. Non si vedono i miei sforzi, replica il performer. Mi manca la squadra, lamenta il team player.
Questo avviene perché non stiamo facendo remote working, noi stiamo clonando il lavoro di ufficio, traferendolo in casa. E non funziona. Le riunioni? Lo stesso planning. La durata? Uguale, senza neppure il tempo di respirare tra una e l’altra. I documenti che circolano? Gli stessi.
Questo fenomeno si chiama scheumorfismo, ovverosia la tendenza ad imitare un oggetto reale in una sua forma virtuale. In un videogioco funziona, ma nessuno pensa realmente di stare combattendo gli alieni o giocando una partita di Champions League. Però stiamo pensando di lavorare in remoto come se fossimo in sede.
Pensiamo alle informazioni di cui abbiamo bisogno quando lavoriamo. In ufficio non é vero che queste informazioni siano tutte presenti in digitale sul nostro computer. Le troviamo in altri modi e ne disponiamo in formati diversi, come la carta.
Se in ufficio vi affidano un progetto ma vi rendete conto che delle informazioni chiave mancano, i modi per colmare le lacune ci sono. Ma quando questo avviene in videoconferenza e tutti si disconnettono, la cosa si fa maledettamente complicata. Il tempo che vi serve per colmare quello che non sapete o che vi è stato male comunicato é tanto. Tanto tempo perso.
Mi dite che grazie al remote working posso stare di più in famiglia, dirà qualcuno, ma poi lavoro dopo cena e il weekend.. allora ridatemi la mia vecchia scrivania.
Da dove possiamo cominciare? Dobbiamo ripensare l’azienda come un’entità che vuole lavorare in remoto e non che si trova a lavorare in remoto. Se é vero che chi lavora a distanza é più produttivo di colui che lavora in sede, questo avviene se le condizioni di lavoro migliorano. Non viceversa.
Parliamo di information technology, allora. Noi dobbiamo allineare il nostro modo di collezionare le informazioni con la tecnologia che abbiamo a disposizione. Vuol dire processi e competenze, organizzazione e persone. A distanza una riunione non preparata, senza un’agenda ed un obiettivo chiaro, senza conclusioni o con troppe persone che non contribuiscono é, semplicemente, una riunione di troppo.
Rinunciamo all’inutile, restiamo agili, guarda caso un mindset nato intorno allo sviluppo del software che però non tutti hanno interpretato correttamente nella transizione verso il lavoro a distanza.
Se volete migliorare le cose nel vostro team, non pensate all’ennesimo action plan, pensate a fare una stop doing list. Le cose non miglioreranno se faremo cose nuove, ma se abbandoneremo quelle vecchie. I collaboratori capiranno che la leadership ha a cuore l’essenziale.
Diceva Giorgio Armani, riguardo all’eleganza, Less is more.
Proprio così. L’essenziale deve tornare di moda.